Aggiungiamo alle news di oggi un approfondimento sulla Missione dei Salesiani a Kami, in Bolivia. Una terra che non si può abbandonare, afferma Padre Serafino, missionario dagli anni 90.
Circa 910 km quadrati caratterizzati da montagne di circa 4000 metri. Questo è il territorio che rientra nella Missione Salesiana iniziata ormai nel 1977, quando un piccolo gruppo di salesiani arriva a Kami con lo scopo di “migliorare le condizioni di vita della popolazione locale […] rendendola in grado di proseguire autonomamente il proprio sviluppo”, secondo quanto riportato sul sito ufficiale della missione.
Tra questi volontari c’è padre Serafino Chiesa, originario di Santo Stefano Roero a Cuneo, Piemonte. Cresciuto in un ambiente famigliare dedito al volontariato religioso, padre Serafino decide di accettare l’ordine superiore e di partire per Kami il 2 gennaio 1985 al fine di offrire il proprio sostegno nonostante la considerevole altitudine del posto.
“Non ero preparato per partire missionario, ma ho accettato la proposta dei superiori di aprire una piccola finestra sul mondo, una missione tra i poveri […] e Kami era il posto giusto! Non potevo dire nient’altro se non che era arrivato il momento per me di non vivere più di chiacchiere, ma di dare finalmente il mio contributo.” Questo è quanto testimonia il religioso sul sito, che sebbene il timore iniziale, nel 2021 segna 36 anni di operato.
A Kami la popolazione è costituita da 20 mila persone divise in due gruppi, i mineros e i campesinos, discendenti dalle etnie Incas e pre-Incas. I primi lavorano all’estrazione di minerali come tungsteno e stagno, i secondi invece coltivano patate, orzo, avena e legumi e allevano pecore e lama. I campesinos costituiscono quella parte di popolazione fortemente attaccata alle tradizioni dell’antico territorio, infatti il loro metodo di lavoro è più arcaico rispetto ai mineros, che invece hanno accolto la cultura occidentale nella propria vita.
Purtroppo però, se non adeguatamente svolta e tutelata, l’attività mineraria potrebbe costituire un problema per l’ambiente, poiché rischierebbe di provocare danni ai bacini, ai canali, alle correnti fluviali, alla vegetazione e quindi conseguentemente alla fauna e agli abitanti stessi, stando a quanto riporta l’autorità indigena.
Così, in questo contesto fragile e complesso, un gruppo di missionari con l’aiuto a distanza di tantissimi volontari avvia e consolida una serie di progetti atti non solo a salvaguardare l’ambiente e la popolazione, ma anche a rendere quest’ultima autonoma ed autosostenuta nel proprio sviluppo.
Padre Serafino racconta sul blog di Missioni Don Bosco come sin da subito si siano concentrati sull’educazione e sulla sanità, aspetti fondamentali in una comunità e per il suo progresso. Grazie all’ONG italiana COOPI, è stato possibile rafforzare sia l’assistenza sanitaria che le risorse scolastiche. “Ad oggi il tema educativo ha dato una svolta, perché ci siamo preparati laboratori e personale per fare educazione tecnica, per rispondere alla necessità di preparare tecnici capaci di lavorare con maggior professionalità” aggiunge il missionario.
Ad Agenzia Fides, organo di informazione delle Pontificie Opere Missionarie, padre Serafino racconta anche come da 18 anni stiano lavorando per incentivare una produzione idroelettrica di risorse al fine di perseguire l’obiettivo di sviluppo ecosostenibile. Con l’aiuto di molti volontari italiani, infatti, è stato possibile attivare una produzione di 2 megawatt ma che punta a diventarne di 4 per soddisfare la necessità di autonomia di cui la comunità ha bisogno, grazie anche alla vendita della corrente generata.
“La mia vita è sempre stata orientata ad aiutare i giovani ‘a rischio’: ho investito molto proprio sui giovani, e ora, a Kami, raccolgo i miei frutti, perché abbiamo fatto passi da gigante nell’educazione e nella solidarietà, e i giovani stessi sono coinvolti nel miglioramento del loro futuro. A volte le difficoltà da superare per raggiungere gli obiettivi sono tante, ma questo non ferma il nostro lavoro” conclude Padre Serafino Chiesa.
Il Sonar di oggi termina qui, Agata Borracci per Cube Radio News, a voi studio.