Ripartire dalla storia di Venezia per evitarne l’estinzione - intervista a Marco Toso Borella
Cita da Claudia Gallinaro su 21 Febbraio 2024, 8:58 pm[spreaker type=player resource="episode_id=58762291" width="100%" height="200px" theme="light" playlist="false" playlist-continuous="false" chapters-image="true" episode-image-position="right" hide-logo="false" hide-likes="false" hide-comments="false" hide-sharing="false" hide-download="true"]Ben ritrovati su Cube Radio News.
Marco Toso Borella, veneziano doc, è un artista a 360°. Tra pittura, scrittura e musica, Marco ha dedicato tutta la sua vita all’arte ed è un convinto sostenitore della necessità di dialogo tra le diverse forme artistiche.
D’altronde, l’arte fa parte del suo DNA, dato che nasce (e risiede tutt’ora) a Murano, da una famiglia che da secoli lavora il vetro. Portando avanti la tradizione familiare, diventa mastro vetraio dedicandosi alla pittura su vetro. Oltre alla sua occupazione sull’isola veneziana, Marco diventa anche un compositore, arrangiatore, cantante e direttore del coro più numeroso d’Europa, che conta più di 300 elementi, la Big Vocal Orchestra.
Ai nostri microfoni, Marco ha parlato della sua Venezia e di come oggi sembra si stia profilando una nuova “apocalisse” per la città. Il capoluogo veneto (e Murano in particolare) hanno di certo sofferto a causa dell’acqua alta, dell’aumento dei costi di produzione e del COVID-19. Ma più di tutto, afferma Marco, ciò che sta mettendo la città a rischio d’estinzione è l’ignoranza. La nostra storia, infatti, è l’unica arma di difesa che abbiamo contro l’oblio della memoria per dare un nuovo inizio a Venezia. Un inizio che Marco ha definito «[...] Il passaggio da una realtà consacrata, da dei canoni, addirittura dei concetti architettonici chiarissimi, a un mondo in cui tutto quello che era non è più». Dobbiamo, continua Marco «[...] saper trarre da quel poco che la vita ci ha lasciato tutto il necessario per ripartire».
A questo fine, è importante allora che le arti dialoghino fra loro. Marco cita la musica che ha la peculiarità di far dialogare le parti. «[...] Il ricreare – afferma Marco – un’attività enorme di persone aggregate, di addirittura persone che respirano nello stesso momento per poter emettere un suono: il nuovo inizio è quello, quando tu hai pochi ingredienti e da lì cerchi di estrarre il massimo». «Didone – conclude Marco – aveva chiesto uno spazio, una pelle di bue per una città. Ridendo le la diedero. Lei tagliò a striscioline la pelle di bue e tirò fuori il tracciato di Cartagine, [...] con una pelle di bue, tu puoi costruire una città».
Da Claudia Gallinaro, per Cube Radio Venezia, è tutto.
Ben ritrovati su Cube Radio News.
Marco Toso Borella, veneziano doc, è un artista a 360°. Tra pittura, scrittura e musica, Marco ha dedicato tutta la sua vita all’arte ed è un convinto sostenitore della necessità di dialogo tra le diverse forme artistiche.
D’altronde, l’arte fa parte del suo DNA, dato che nasce (e risiede tutt’ora) a Murano, da una famiglia che da secoli lavora il vetro. Portando avanti la tradizione familiare, diventa mastro vetraio dedicandosi alla pittura su vetro. Oltre alla sua occupazione sull’isola veneziana, Marco diventa anche un compositore, arrangiatore, cantante e direttore del coro più numeroso d’Europa, che conta più di 300 elementi, la Big Vocal Orchestra.
Ai nostri microfoni, Marco ha parlato della sua Venezia e di come oggi sembra si stia profilando una nuova “apocalisse” per la città. Il capoluogo veneto (e Murano in particolare) hanno di certo sofferto a causa dell’acqua alta, dell’aumento dei costi di produzione e del COVID-19. Ma più di tutto, afferma Marco, ciò che sta mettendo la città a rischio d’estinzione è l’ignoranza. La nostra storia, infatti, è l’unica arma di difesa che abbiamo contro l’oblio della memoria per dare un nuovo inizio a Venezia. Un inizio che Marco ha definito «[...] Il passaggio da una realtà consacrata, da dei canoni, addirittura dei concetti architettonici chiarissimi, a un mondo in cui tutto quello che era non è più». Dobbiamo, continua Marco «[...] saper trarre da quel poco che la vita ci ha lasciato tutto il necessario per ripartire».
A questo fine, è importante allora che le arti dialoghino fra loro. Marco cita la musica che ha la peculiarità di far dialogare le parti. «[...] Il ricreare – afferma Marco – un’attività enorme di persone aggregate, di addirittura persone che respirano nello stesso momento per poter emettere un suono: il nuovo inizio è quello, quando tu hai pochi ingredienti e da lì cerchi di estrarre il massimo». «Didone – conclude Marco – aveva chiesto uno spazio, una pelle di bue per una città. Ridendo le la diedero. Lei tagliò a striscioline la pelle di bue e tirò fuori il tracciato di Cartagine, [...] con una pelle di bue, tu puoi costruire una città».
Da Claudia Gallinaro, per Cube Radio Venezia, è tutto.