Ciao a tutti e benvenuti ad una nuova puntata di ModaPuntoCom. Siamo con Giulia Pannoli, responsabile della Sartoria per la Cooperativa Sociale Il Cerchio Onlus e lavora con la casa di reclusione Donne Della Giudecca. Iniziamo a raccontare tutto quello che fai e quello che rappresenti.
Ho studiato Design della Moda allo IUAV, Facoltà di Architettura di Venezia. Finito questo percorso ho capito che mi piaceva la parte pratica: tagliare, creare i modelli, e molto altro. Ho capito la moda, quella delle grandi aziende e che si vede nelle riviste, con dei ritmi molto serrati, impediva questo contatto con la materia, sperimentare, fare prototipi, provare, ecc. Ero un po’ scoraggiata, ma poi ho preso coscienza che dovevo lanciarmi nella parte che più mi piaceva e per cui ero più portata. Sono venuta a conoscenza dell’esistenza di questa realtà del carcere e ho richiesto di fare un’esperienza, tipo stage o volontariato, per alcuni mesi. Dopo alcuni anni, intervallati da altre esperienze, ho affiancato la titolare che si avvicinava alla pensione e ho assunto il ruolo di responsabile della sartoria.
Entriamo nel vivo di questa realtà veneziana. Come nasce Banco Lotto numero 10? Perché questo naming?
Il nome dell’attività è preso dall’insegna vintage e originale, degli anni ‘50, della boutique che ospita il negozio, dal 2005. Il negozio viene affittato dalla cooperativa per vendere le creazioni realizzate all’interno del laboratorio del carcere femminile. Per noi è fondamentale avere uno spazio Venezia in una zona di passaggio con l’apertura della Biennale e quindi abbiamo dei periodi dell’anno che sono importanti e difficili.
So che avete partecipato alla Venice Fashion Week: che evento avete realizzato con loro?
Con loro, a ottobre 2018, abbiamo fatto una sfilata, al Fondaco dei Tedeschi, un progetto molto ambizioso in uno spazio prestigioso e molto grande. Nel 2019 abbiamo creato un evento più semplice a livello organizzativo all’Hotel Cà Bonfadini ed abbiamo esposto, con altri brand, le nostre creazioni.
Queste creazioni le crei tu con l’aiuto di queste donne? Com’è questo rapporto? Dove trai ispirazione? Com’è lavorare con queste persone che hanno un vissuto difficile?
Il brand ha da sempre avuto un’impronta anni ‘50 che è stata data dalla responsabile e poi ho preso in carico questa eredità, cercando di integrare con delle cose di mio gusto, rispettando l’immagine del marchio e cercando di aprire ad una clientela più ampia senza perdere le clienti storiche. Una sfida quotidiana perché il rapporto con loro è bello e molto intenso. Lavoriamo tutte in un unico spazio e si condividono esperienze di vita che vanno al di là del lavoro.
Ci sono giorni in cui questo aspetto va in primo piano e toglie energie e tempo al lavoro e giorni in cui si è concentrate e focalizzate. È una realtà molto diversa da come funziona il lavoro fuori. La sfiga è offrire un servizio di qualità impeccabile, perché ci teniamo molto a fare delle cose belle, a prescindere dal luogo in cui sono state realizzate, precise, di qualità, che abbia una durata nel tempo pur avendo il personale in continuo cambiamento e accogliamo donne principianti, che imparano con noi, e prima di realizzare un abito finito e perfetto ci sono diverse ore di prove, di cuci e scuci, rifai.
Come comunicate questa realtà?
Questo è un tasto dolente. C’è poco personale che si occupa del progetto ed essendo cooperativa sociale non abbiamo grandi risorse. Tutti fanno un po’ tutto. I social network sono un po’ trascurati, sono il nostro tallone d’Achille. Abbiamo comunque una pagina Facebook e Instagram attiva.
Ad aprile farete un grande evento, #41ricucirsilavita: qual è il tuo ruolo in questo evento?
Il mio ruolo è quello di poter comunicare quello che facciamo ed è stato fatto, nella parte del carcere, in modo efficace. Far passare un messaggio forte a chi ci verrà a trovare e sarà incentrato sul cambiamento e la trasformazione della persona in seguito a momenti bui della vita. La moda si unisce all’inclusività e all’etica.
Ti ringraziamo per la tua disponibilità e ci vediamo alla prossima pillola fashion.