Eccoci nuovamente all’appuntamento di Sonar, la rubrica di approfondimento di Cube Radio News. Oggi parleremo di missioni secondo la riflessione di Alfred Maravilla, in particolare come queste costituiscano un nuovo profilo del missionario che deve essere presente in più spazi e non solo quelli tradizionalmente pensati.
Se pensate infatti che essere missionari religiosi significhi soltanto spostarsi in paesi lontani come all’epoca di Magellano o Cagliero, vi sbagliate, secondo quanto dice Alfred Maravilla, salesiano ex-missionario di origini filippine che attualmente ricopre il ruolo di consigliere per le Missioni Salesiani Don Bosco e che è stato intervistato per il Bollettino Salesiano.
Oggi spostarsi in ‘’terre di missione’’ non può essere interpretato solo dal punto di vista geografico, ma deve essere visto come uno scambio sociologico, culturale e persino digitale, stando a quanto dice il religioso.
Questo sembrerebbe riflettere il bisogno della Chiesa di adattarsi alle nuove sfide che le ultime generazioni portano con sé, ovvero proclamare il Vangelo dove ancora non è conosciuto, tramite diverse modalità di comunicazione in favore dell’inculturazione.
Proprio quest’ultimo aspetto, l’inculturazione, è tanto cruciale quanto delicato da affrontare. Per definizione di Papa Giovanni Paolo II nella sua enciclica, si tratta dell’incarnazione del Vangelo nelle culture autoctone e l’introduzione di esse nella vita della Chiesa. Questo scambio può essere criticato nella misura in cui sembri imposto. Non è di questo avviso padre Maravilla, che crede significhi piuttosto andare oltre i confini del proprio mondo culturale, aggiungendo nuove proprie prospettive al proprio bagaglio di conoscenze. Un arricchimento vero e proprio insomma, che giova ad entrambe le parti.
‘’Il missionario non è solo colui che dà, ma soprattutto colui che riceve; non solo insegna, ma soprattutto impara dalle persone che serve’’ sottolinea.
In ogni caso, la figura del missionario è sicuramente cambiata rispetto al passato. Come si legge nel corso dell’intervista, oggi c’è bisogno di audacia e zelo per affrontare questa rinnovata visione delle missioni. Ciò non implica l’essere spinti solo dalla voglia di scoprire paesi esotici, dalla ricerca dell’avventura e dall’idea di sperimentare nuovi modi di vita, perché ciò significherebbe essere in contrasto con la vocazione missionaria.
Infine, conclude padre Maravilla, che lo spirito missionario comincia già dalla propria casa, senza recarsi per forza lontano da dove si vive per entrare in connessione con il prossimo e attuare questo rinomato scambio, invitando allo stesso tempo i giovani ad avvicinarsi a questa dimensione.
Il Sonar di oggi si conclude qui, da Agata Borracci è tutto, linea allo studio.