La principale causa di emissioni di gas effetto serra sono gli allevamenti di bestiame, in particolare di bovini.
Durante la digestione, infatti, sono coinvolti microorganismi che provocano l’emissione di metano. Più precisamente, il 74% delle emissioni totali è causato da bovini da latte e da carne.
Vi è una grande differenza tra i paesi in via di sviluppo e quelli sviluppati, i quali hanno raggiunto il picco nell’emissione di gas serra negli anni Settanta per poi diminuire progressivamente. Oggi il Brasile per esempio è responsabile del 73 percento del metano emesso in atmosfera oltre a essere il primo paese al mondo per produzione di carne bovina, con 220 milioni di capi.
Un grande segnale è stato rappresentato dalla sua adesione alla Cop26, attraverso la quale si impegna a rivedere il suo modello di business e ridurre del 30% le emissioni di metano entro il 2030, presa di posizione che non è stata invece sostenuta da Cina, India e Russia, quali tre dei paesi più inquinanti.
Il cambio di rotta del Brasile potrebbe dipendere dalle pressioni crescenti degli Stati Uniti oltre all’isolamento in cui si trova a seguito delle decisioni sulle questioni ambientali prese a partire dall’elezione di Jair Bolsonaro.
Studi recenti confermano che per ridurre le emissioni non serve cambiare i consumi o diminuire le esportazioni, ma le tecnologie odierne sarebbero in grado di far crescere più velocemente l’erba da foraggio e consentire la convivenza di più capi nella stessa quantità di terra. È stato inoltre dimostrato che modificando la dieta animale basata sul consumo di cereali e alghe può ridurre fino all’85% la produzione di gas.
L’impegno che il Brasile ha preso è immenso ed è un primo segnale positivo anche per gli scienziati consapevoli che i primi risultati sulla riduzione delle temperature si potrebbe avere già nei prossimi decenni.