Il 2020, assieme alla pandemia, ha portato più consapevolezza nelle case degli italiani per quanto riguarda lo spreco alimentare. Rispetto al 2019, infatti, sono state salvate più 200 mila tonnellate di cibo, per un valore di oltre 350 milioni di euro.
I dati sono il risultato della ricerca pubblicata il 5 febbraio in occasione della Giornata Nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare (Waste Watcher International Observatory on Food and Sustainability). La tendenza quanto mai positiva è inoltre confermata da To Good to go, applicazione contro lo spreco alimentare che mette in contatto clienti e ristoranti, presso cui è possibile acquistare gli invenduti a un basso prezzo.
Ma non è tutto. Tramite il progetto “Buon Fine” pensato da Coop, parte del cibo recuperato nel 2020, è stato destinato a quasi mille associazioni di volontariato in tutta Italia.
Se l’obiettivo è imparare a fare acquisti consapevoli e diventare dei veri e propri Waste Warrios, cioè degli eroi antispreco, si consiglia per esempio di pianificare il consumo di frutta e verdura nel corso della settimana; usare anche la buccia, le foglie e i baccelli nei propri piatti dato che sono ricchi di vitamine e gusto, oltre a tenere monitorate le scadenze dei prodotti all’interno di frigoriferi e credenze.
Tuttavia, una causa secondaria dello spreco alimentare dipende dal fatto che c’è una percentuale del raccolto che viene scartato perché non conforme per calibro e forma. A questo si aggiunge inoltre il danneggiamento di alcuni prodotti ortofrutticoli durante il trasporto, motivo ulteriore per cui frutta e verdura vengono esclusi una volta giunti nei punti vendita.
Da una parte, è come se la pandemia ci avesse reso migliori e ci avesse insegnato a fare una spesa più razionale, dall’altro, però, di cibo se ne spreca ancora tanto, troppo. L’obiettivo, quindi, entro il 2030 per l’agenda ONU è dimezzare lo spreco alimentare non solo in Italia, ma a livello globale, per un futuro sostenibile nel rispetto di tutti gli abitanti del pianeta.