È stata lanciata da ormai qualche settimana l’iniziativa “Gift Time” che sui social presenzia con l’hashtag #giveyourtime.
I ragazzi dello IUSVE infatti, hanno ideato un modo per combattere la noia ed il tempo perso in isolamento dando spunti interessanti per riflettere e migliorarsi.
Siamo in compagnia del professor Matteo Adamoli che insegna Pedagogia della Comunicazione, Digital Storytelling e Media Education presso l’università IUSVE.
Professor Adamoli, lei é stato tra i primi ad affacciarsi a questa finestra targata “Gift Time”, pensa che questa possa vedere una correlazione con la didattica online?
MA: Intanto buongiorno a tutti e grazie dell’invito. Io credo che l’iniziativa dello IUSVE e in particolare di Iusve Cube Radio sia un’iniziativa che voglia, in questo momento qua di emergenza, accorciare le distanze e quindi poter dare un piccolo contributo ciascuno di noi nel riallacciare relazioni anche a distanza e con piccoli gesti; quindi piccoli doni che ognuno può fare di collegamento attraverso telefonate, attraverso condivisioni che utilizzano gli strumenti Social. È un progetto che ha a che fare con la socialità e con la comunità. Credo che possa essere collegato con la didattica attraverso la logica di accorciare le distanze anche nell’insegnamento. Quindi il tentativo e l’approccio che l’Università IUSVE ha avuto fin dall’inizio dell’emergenza è di ricreare le lezioni, ricreare i processi di apprendimento all’interno di un’aula che non è più un aula in presenza ma è un’aula a distanza, un’aula virtuale.
– Rispetto alla realtà precedente, con l’avvento di questa situazione, pensa che la didattica a distanza si sia rinnovata? quali sono i cambiamenti rilevanti?
MA: È chiaro che il processo da una didattica chiamiamola tradizionale a una didattica a distanza prevede la riprogettazione completa per esempio di ogni corso universitario, questo vale per tutti i gradi scolastici. Quindi l’emergenza ci ha obbligato non solo a rivedere la didattica, ma anche a ripensare la didattica stessa. L’approccio tradizionale di una lezione frontale viene completamente trasformato perché c’è l’inserimento di un mediatore che è la tecnologia; quindi l’utilizzo di una videolezione, l’utilizzo di esercitazioni fatte a distanza attraverso software… E prima di essere pensati come ,diciamo così, “innovazioni tecnologiche”, sono proprio innovazioni logiche della disciplina, cioè obbliga sia il docente sia gli studenti a ripensare i processi di apprendimento, ripensare gli spazi di apprendimento e ripensare anche la scuola, nel nostro caso l’università, come un luogo sia dove si impara ma anche un luogo di socialità, un luogo di partecipazione e di relazione.
– Vede per IUSVE un futuro caratterizzato da queste pratiche per accompagnare quella che è la didattica tradizionale? nel senso, magari registrare le lezioni in classe per poi renderle fruibili dagli studenti in un secondo momento per una revisione o poiché assenti per diversi motivi?
MA: La sperimentazione che stiamo facendo dettata dall’emergenza ci sta facendo scoprire a livello didattico – e anche a livello di comunità accademica – non solamente i vincoli che questo sistema ha, ma anche le opportunità; quindi, con una didattica a distanza si riesce a lavorare su altre competenze rispetto a quelle tradizionali. Io credo che le opportunità che stiamo sperimentando e stiamo imparando possano diventare un bagaglio culturale da applicare anche in una fase successiva: questo significa sfruttare le opportunità che la tecnologia ci mette a disposizione ripensando il nostro ruolo di docenti non solamente come docenti in presenza, ma anche come docenti che possono lavorare con gli strumenti a disposizione. Questo non toglie certo l’importanza del contatto diretto con gli studenti, bisogna alimentare anche a distanza la relazione educativa tra docente e studente e bisogna lavorare poi su quelli che sono gli assi di lavoro per un apprendimento efficace, che sono il livello di attenzione, lo spazio di apprendimento – ripensare lo spazio di apprendimento – e lavorare sulle emozioni anche a distanza. Quindi diciamo così, è una sfida che lo IUSVE ha intrapreso fin da subito e credo che possa essere portata avanti anche in futuro.
– In chiusura le chiedo, ha ricevuto dei feedback dai suoi studenti?
MA: Allora, nel mio caso specifico mi sono trovato nel Corso di Pedagogia della Comunicazione a riprogettare il corso insieme al professor Luca Chiavegato, che tiene il Laboratorio di Video Editing. Una delle attività che gli studenti dovevano fare, finalizzata all’esame del corso e anche all’apprendimento cooperativo, è stata la realizzazione di un video attraverso la metodologia del Digital storytelling. Quindi col professor Chiavegato abbiamo lavorato secondo la metodologia della classe rovesciata: dopo aver introdotto le varie tematiche e la parte teorica, Gli studenti hanno lavorato sia da soli sia in gruppo per realizzare questo video che è stato commissionato quest’anno dal Web Marketing Festival; quindi ciascuno di loro in attività cooperative ha progettato una sinossi, uno storyboard e un video finale nei vari step. Io ed il professor Chiavegato abbiamo dato delle valutazioni accompagnando gli studenti nella fasi di progettazione e di realizzazione, quindi gli studenti sono stati accompagnati nei processi di apprendimento che è un apprendimento basato sullo studio – sui testi e sulle esercitazioni date – e sulla riflessione e sulle esercitazioni. Il feedback che abbiamo ricevuto, diciamo “macro”, sono feedback che anche in una situazione di emergenza siamo riusciti a riprogettare e ripensare il corso tenendo la parte teorica ma facendo sì che l’apprendimento avvenisse in una logica di “learning-by-doing” quindi dell’imparare facendo; questo attraverso sia gli strumenti utilizzati, in particolare e Google Meet, sia poi le comunicazioni tra docente e studente, è stato possibile. Quindi, almeno dal punto di vista dei docenti, l’esperienza è stata formativa e anche trasformativa. Dal punto di vista dei feedback degli studenti, uno dei punti critici è stata la questione dell’attenzione, perché è cambiato completamente il livello di attenzione che noi riusciamo ad avere quando facciamo lezione nelle nostre abitazioni; quindi bisogna mettere in campo delle strategie di coinvolgimento e di partecipazione molto alte. Credo che permettere agli studenti di poter lavorare e di ricevere un feedback sul loro prodotto, su su quello che progettano, possa essere una modalità efficace.
– Ringrazio il professor Adamoli per il suo prezioso intervento.
Noi di Cube Radio vi invitiamo a seguire l’iniziativa “Gift Time” sui social, seguendo l’hashtag di riferimento ‘’giveyourtime’’ per rimanere costantemente aggiornati.
Da Agata Borracci è tutto, Cube Radio News, Venezia.