Ciao a tutti e benvenuti ad una nuova puntata di ModaPuntoCom. Oggi in Cube Radio abbiamo come ospite Valentina Temporin. Valentina è una socia fondatrice dei laboratori Pop Lab. Ti lascio la parola per presentarti e presentare questo progetto.
Io nasco come architetto e ho studiato allo IUAV di Venezia. Mi sono trasferita a Roma per continuare gli studi e successivamente ho iniziato ad insegnare nel master in sostenibilità che ho seguito. Mi sono appassionata a quello che è il legame tra spazio costruito e materia, materiali, prodotti. Ho avuto la fortuna, dopo pochi anni, che IUAV mi ha richiamato ad insegnare ad un master, che ho coordinato per tre anni, Processi Costruttivi Sostenibili, in cui si indagava questo legame tra costruzione, spazio costruito, architettura e sostenibilità con un approccio molto pratico.
Ho iniziato ad appassionarmi alle nuove tecnologie e ai software avanzati di progettazione. Questo mix ha portato ad aprire PopLab che è una sintesi di tutto quello che avevo fatto fino a quel momento e mette insieme macchina a controllo numerico, software avanzati e progetto. Progetto inteso come progetto dello spazio per cui ha varie scale dal design, all’architettura e da un anno a questa parte ci occupiamo anche dell’ambito moda.
Parlando di store sostenibili, nuova frontiera legata al settore fashion, dacci un tuo consiglio o una tua visione rispetto a questa nuova esigenza.
Abbiamo indagato, anche noi, il rapporto tra moda e sostenibilità non solo dal punto di vista del materiale sostenibile ma di un approccio alla filiera della moda sostenibile. L’ambito moda è uno dei mondi più inquinanti sia nel pre-prodotto, ovvero il processo di lavoro, risorse naturali, trasporti, arrivo negli store sia per quel che riguarda l’invenduto che è un problema perché ogni cosa che produciamo in più resta sul nostro pianeta. Questo ci ha spinto a ragionare, in tema di sostenibilità, sull’approccio virtuale al Fashion. Abbiamo iniziato ad indagare queste startup che stanno in giro per il mondo e che lavorano con software avanzati di progettazione di moda e creano abiti virtuali, per cui oltre lo store fisico, dove provi l’abito con uno schermo, in realtà aumentata, c’è l’abito completamente virtuale.
Ad esempio, The Fabricant, una startup olandese, con un payoff che dice “always digital, never physical”, loro annunciano che “la moda sarà solo virtuale.Noi progettiamo abiti per te ma virtuali”. Compri l’abito digitale lo applichi alla tua figura e puoi postarlo sui social. Il loro ultimo abito è stato battuto ad un’asta benefica per quasi diecimila dollari. Viene utilizzata molto l’intelligenza artificiale per intravedere le tendenze e le mode utilizzando un algoritmo. Le case di moda stanno utilizzano questi strumenti, che diventano degli assistenti perché non possono sostituirsi al designer, ma servono per capire le tendenze ed eliminare l’invenduto. È interessante perché ogni abito in meno che si produce sono risorse in più che restano.
Tutte queste novità che ci racconti, nell’ambito del Fashion, in che forma le possiamo trovare in PopLab?
Noi siamo, dal 2017, centro di ricerca e sviluppo e applichiamo questi input nella formazione e su alcuni progetti di ricerca che seguiamo. Attualmente stiamo lavorando, approfondendo e studiando questo software che ho citato prima, Chloe, che lavora sull’abito digitale. Su questo stiamo scrivendo un libro che raccoglie le interviste ad alcune di queste startup visionarie. Tutto questo arriva su progetti formativi che proponiamo all’interno di Pop Lab perché è un modo, secondo noi, di condividere quello che facciamo ma anche di crescere. Nel confronto con gli studenti cresciamo noi, loro e nascono nuove idee.
A proposito del “nascono nuove idee”. Voi avete accompagnato progetti che hanno uno sviluppo più sostenibile e più etico ma anche di qualità nel mercato?
Si. I nostri corsi partono sempre da un approccio pratico e alla fine di ogni percorso chiediamo di realizzare un prodotto dando delle indicazioni di accesso al mercato, come se si dovesse aprire una startup. Alcuni progetti per noi diventano importanti, chiaro che alcune tematiche sono particolarmente a noi care. Ad esempio, il progetto Touchè legato al tema dell’inclusività, quindi unire moda, fibra tessile, tecnologia perché si trova la stampa 3D e l’inclusività di persone con difficoltà, ci è piaciuto molto e abbiamo deciso di accompagnarlo.
Un’ultima domanda. Una curiosità. Da dove deriva il nome PopLab?
È un acronimo che sta per Performances Oriented Prototyping Fabrication LABoratory ed è nato con l’idea di creare prototipi studiati sul migliorare le performance di quello che creiamo. Di nuovo ritorna il tema della sostenibilità.
Ci dobbiamo salutare. Alla prossima puntata di ModaPuntoCom.