Ciao a tutti e benvenuti ad una nuova puntata di ModaPuntoCom. Oggi, siamo in compagnia di un ex studente IUSVE, Saverio Salomone, che attualmente è Advertising Assistant per Gucci. Un brand molto conosciuto, un Luxury brand. Saverio raccontaci il tuo percorso fino ad arrivare a lavorare per un brand conosciuto.
Dopo aver frequentato il liceo artistico, a Venezia, ho deciso di spostarmi dal mondo dell’arte per passare al mondo della comunicazione. Ho scoperto la realtà IUSVE e ho deciso di iscrivermi a Scienze e Tecniche della Comunicazione Multimediale. Al terzo anno ho deciso per l’indirizzo di Marketing e Comunicazione Pubblica e d’impresa. Ho fatto qualche lavoro a spot, sono passato dal mondo del Retail facendo lo Shop Assistant per il gruppo Inditex, tra Mestre e Venezia, poi ho avuto la fortuna di entrare in Fondazione Prada, che ha una sede a Venezia.
Dopo la laurea c’è stata una ricerca di lavoro che è durata sei mesi. Già cercavo lavoro su Milano. Milano è una bella battaglia e una bella realtà per la moda. Quello che premia in una città come questa è l’ambizione e la determinazione. Il mio consiglio è quello di non demordere, prepararsi molto bene per i vari colloqui, passione vera e se la voglia di arrivare c’è i risultati arrivano.
Come sei arrivato a Gucci?
Ci sono stati vari colloqui per agenzie e altre aziende. Alcuni non sono andati bene e la competizione è molto alta. Un altro consiglio che posso dare è quello di non spaventarsi di fronte a grandi numeri perché spesso in questi colloqui si arriva in tante persone e si parla nell’ordine di centinaia e centinaia di candidature per un’unica posizione. Tramite i vari portali per le opportunità di lavoro, Kering nel caso di Gucci, ci si candida. Un altro strumento molto importante è LinkedIn.
Quanto eri preoccupato agitato e felice al primo colloquio?
Non si sa bene come reagire, devo essere sincero, il primo approccio è sempre telefonico e via e-mail, è freddo e distaccato e l’importante è dare una prima buona impressione. I colloqui si fanno a regola d’arte, nel senso che ci sono dei modi e delle strategie per prepararsi al meglio.
E dopo tu sei stato preso e da quei momenti di cosa ti occupi?
Nello specifico ci occupiamo di media planning. Nel mio ufficio quando parliamo di advertising ci occupiamo della pianificazione e della pubblicità. Pianificazione off-line e on-line nei paesi di riferimento poiché l’azienda è divisa in regioni che hanno i loro uffici di competenza e si occupano di mercati diversi.
Quali sono le materie che ti sono servite di più, rispettivamente all’università, per il lavoro quotidiano che svolgi?
Semiologia, semiotica, teorie e tecniche della pubblicità e le materie del terzo anno quindi marketing di comunicazione pubblica e d’impresa. La moda è un linguaggio comunicativo quindi la semiotica arriva in aiuto di qualsiasi strategia e format si voglia creare.
Nel campo della moda etica e sostenibile, Gucci è stato menzionato per essere uno dei brand più attenti alla responsabilità sociale e ambientale. Se si può anticipare: Quali sono i progetti che sta attivando?
Visto il periodo che stiamo attraversando citerei le due differenti donazioni che Gucci ha fatto, in queste settimane, rispetto alla situazione di emergenza sanitaria che stiamo attraversando a livello nazionale e mondiale. Una donazione di milioni di euro alla Protezione Civile Nazionale e un altro milione di euro è stato stanziato all’Organizzazione Mondiale della Sanità. Ha fatto una campagna di Social Corporate Responsibility, che ha il nome di “We are all in this together”. Tra l’altro sono due campagne di fundraising tutt’ora attive e quindi chi volesse donare può farle sia da Facebook, sia da Instagram, sia da web. Gucci ha fondato un grande contenitore di quelli che sono i progetti di Social Responsability che si chiama Equilibrium, è stato aperto un sito dedicato e per chi vuole approfondire ci sono i progetti in cui Gucci è impegnato.
È molto interessante la ricerca iconografica e comunicativa che loro fanno su questa sezione dedicata. Se ne parla moltissimo in questo periodo, sono le nuove frontiere della comunicazione di moda, la ricerca di questo equilibrio tra le nozioni quasi pedagogiche che concorrono alla realizzazione di una nuova forma di comunicazione che sostenga la sostenibilità. Equilibrium, come mai?
Equilibrium ovvero l’equilibrio in quanto ente operante sul territorio vorrebbe riuscire a creare tra dipendenti che lavorano all’interno dell’azienda e il prodotto in termini di moda. Riuscire a creare il più possibile una filiera del prodotto e del lavoro che sia più ecosostenibile. Far sentire le persone a proprio agio nel lavorare in un’azienda come Gucci, vestire abiti Gucci, sapere da dove derivano, come sono stati fatti e la tracciabilità della filiera. Gucci è nella ricerca di materiali sostenibili o comunque riciclabili nella produzione. Equilibrium è stata impegnata in un progetto che si chiama “I was a Sari”, in India, a Mumbai, che vede impegnate le donne che realizzano a mano questi sari. Il non venduto o i materiali di scarto nella produzione di questi sari vengono riutilizzati per creare scarpe, borse e altri oggetti o accessori.
Cosa ci racconti sul tuo progetto personale, che hai iniziato da poco, a livello di Instagram sulla comunicazione legata alla moda?
In queste settimane in cui l’ufficio è diventato la casa ho voluto lanciare un progetto personale, per ora solo su Instagram, che si chiama Boy Size ed è un progetto che nasce dalla voglia di conoscere ed esplorare il concetto di mascolinità e di maschile all’interno della moda. Mi servo di immagini di moda e la moda è il punto di partenza della pagina ma non necessariamente il punto di arrivo.
La moda negli ultimi periodi si rifaceva ad uno stile androgino. Ci sono dei canoni della moda, dei punti fermi che rappresentano anche dei lati oscuri. Uno di questi è il tempo che è stato messo in discussione perché cambiano le tempistiche, un altro è la figura maschile e femminile. In questo contesto riassunto che ti ho presentato, secondo te, nella ripresa e nella moda post coronavirus, questo genere maschio o femmina, questa differenza che andava quasi scomparendo prima, come sarà?
Probabilmente sarà uno dei vari punti che si dovranno approfondire. La domanda alla quale dovremmo rispondere, fra le tante, sarà: avrà ancora senso suddividere le settimane della moda uomo dalla settimana della moda donna. Già molti marchi hanno fatto delle scelte importanti ovvero le due collezioni erano unite insieme e quindi bisognerà probabilmente produrre di meno e produrre meglio per entrambi i generi.
È interessante vedere come presenti queste immagini maschili nella connotazione fashion ma non troppo, questa visione interrogativa.
Di grandissimo aiuto sono stati i primi mesi che ho svolto sull’archivio in quanto stagista si parte spesso da attività di questo tipo. È stato fondamentale per la conoscenza in ambito media sia in termini di carta stampata, sia in termini di moda digitale. Mi ha permesso di affacciarmi e capire dove andare a ricercare queste immagini. Pinterest e Instagram diventano nulla se non si sa come e dove recuperare le immagini giuste. Il mio è un lavoro di ricerca su questi magazine di nicchia che sono riuscito a conoscere grazie a quest’esperienza lavorativa.
Grazie a tutti e ci vediamo alla prossima pillola di ModaPuntoCom.