Ciao a tutti, siamo di nuovo qui con ModaPuntoCom, negli studi di Cube Radio. Oggi con noi Alessandra Favalli, Marketing and Sostenibility in Management Strategies. A te lo spazio per presentarti.
Mi occupo di marketing strategico declinato nell’andare a definire le strategie di sostenibilità per l’azienda che significa abbracciare le aziende nel loro percorso verso la sostenibilità facendole diventare più “Green”. Invece, per le aziende che già hanno intrapreso questa strada, mi occupo di mettere in evidenza, non solo attraverso la comunicazione, ma anche attraverso le relazioni, i passi che sono stati compiuti mettendoli a fattore con altre aziende e mettendo a fattore nella comunicazione creando il circolo virtuoso di cui c’è tanto bisogno.
Aiuti queste aziende a sviluppare la loro anima sostenibile. Ti è capitato o ti capita di confrontarti con un’azienda non ha questo aspetto, ma chiede una tua consulenza o un tuo aiuto? Quali sono i fattori che riesci a mettere in evidenza o i consigli che ti senti di dare?
Non mi presto a fare del greenwashing, ma aziende che vogliono fare il primo passo per una comunicazione e una strategia sostenibile. Io seguo le aziende nell’andare a rivedere i loro processi passando da quello che è un piano strategico ad un piano operativo attraverso il marketing. Rivedere sia i processi operativi di prodotto e altri invece processi che sono più legati alla comunicazione, quindi dall’interno all’esterno.
I tre pillers su cui si basa la sostenibilità sono quelli legati all’ambiente, alle persone e quello economico. Il più frequente è di trovare aziende che non sono virtuose su tutti questi aspetti, speriamo ci sia quello economico perché nessuno esclude che gli investimenti che bisogna fare per passare da un’azienda che non è sostenibile ad un’azienda che è più sostenibile sono sicuramente importanti, non impossibili anche attraverso tanti finanziamenti. Questo è un primo passaggio. Si va a vedere la catena del valore di un’azienda e si va a lavorare su questo per capire dove si può agire in modo più veloce e quali sono strategie di lungo termine che richiedono un’implementazione con dei passaggi non intuitivi.
Cosa ci racconti del brand Progetto Quid?
In Progetto Quid avevamo già degli ottimi aspetti dal punto di vista etico e di quella che era la Psycho più legata alla questione ambientale. Quando sono arrivata con il trasporto e la voglia di voler lavorare con questa realtà molto giovane che ha fatto della sua mission l’inserimento di donne con un passato di fragilità. Quest’idea di vedere la fragilità che ci circonda, anche in Italia senza andare troppo lontani, era una cosa che già da tempo avevo messo a fuoco, perché oltre la moda io seguo altri progetti che riguardano il sociale.
Il fatto di trovare una realtà giovane e che andasse ad integrare quello che era uno degli aspetti fondamentali quando si fa moda etica, upcycle, andando a recuperare non tanto prodotti già fatti, che si chiamano “preloved garments”, ovvero tessuti che sono già prodotti ma che restano nei magazzini per diversi motivi: scarti, eccedenze di produzione. Per l’azienda che li detiene rappresenta un costo, per Quid il grande valore: far sì che ciò che viene visto come scarto o materiale che viene dimenticato diventa un grande valore, così come la fragilità delle persone diventava un grande valore. Recuperare le persone attraverso un lavoro manuale, dargli una nuova possibilità, una migliore opportunità rispetto al passato per me era un’idea bellissima e brillantissima perciò la collaborazione con Progetto Quid è andata a lavorare sull’aspetto della comunicazione e delle relazioni anche con i fornitori.
Progetto Quid con questi Upcycle, con questi Scampoli ha realizzato anche un’opera d’arte che si trova il museo Ferragamo?
Esatto. Progetto Quid è stata chiamata, assieme ad altri brand ritenuti sostenibili, a partecipare alla prima mostra dedicata alla moda sostenibile presso il museo Ferragamo. È stato chiesto a noi partecipanti, attraverso una call, di creare un abito da sera che andasse ad identificare i valori dell’azienda in quello che erano i dettami della moda sostenibile. Si voleva parlare di fragilità e di upcycle e l’abbiamo fatto utilizzando pezze di tessuti d’arredamento che hanno creato questo pannello, che era la gonna dell’abito di Ferragamo, e l’effetto finale era impressionante in termini positivi. È stato molto apprezzato e devo dire che il nostro designer, Alberto Brandoli, ha saputo esprimere al meglio quelli che erano i valori in cui crede Quid, ha saputo far vedere che dalla fragilità e dallo scarto si riesce a creare nuova bellezza.
Parlando sempre di arte e moda, un binomio molto conteso e molto carico, non c’è solo Progetto Quid che ha lavorato nell’ambito dell’arte, ma ti stai occupando ora di Calzificio DePio che è molto attivo nell’ambito culturale e nell’ambito dell’arte.
Esattamente il Calzificio DePio è un calzificio storico, 70 anni di attività, il cui fondatore è stato il padre e inventore della banda elastica, che ha fatto sì che la giarrettiera venire dimenticata. Calzificio con un heritage enorme, ho scoperto questo grande amore per arte e musica e l’ho ritrovato in azioni concrete ovvero in attività di mecenatismo che si concretizzano in tanti piccoli e grandi eventi: da concerti aperti al pubblico ad attività fatte a sostegno del mondo dell’arte come la collezione DePoetry Socks dedicata e ispirata al vate, quindi all’estetica di D’Annunzio. Di questa collezione una parte dei proventi vanno alla Fondazione Vittoriale Degli Italiani che è stata l’ultima dimora di Gabriele D’Annunzio e che detiene la casa, tutte le opere d’arte e tutto il mondo dell’arte che orbita attorno al vate.
Un altro aspetto che ho amato in Calzificio DePio è l’upcycle inserito all’interno del mondo dell’arte, in questo caso l’inventrice di questo concetto d’arte, che va a recuperare gli scarti di produzione, è Patrizia Fratus, un’artista bergamasca, che recupera gli scarti di produzione delle calze. Gli scarti sono anelli di tessuto che lei lega creando dei grossi gomiti e poi, attraverso il tricotage, utilizza per creare degli arazzi e dei tappeti. Questa donna ritornando al triangolo perfetto, moda ed arte ed etica, lavora con donne vittime di violenza e crea questi grandi pannelli raffiguranti: da parti anatomiche del corpo ad animali. E per ricercare questa bellezza autentica che speriamo diventi un obiettivo e il percorso di tanti altri brand e tanto altro fare comunicazione nell’ambito della moda.
Un saluto da ModaPuntoCom e ci vediamo alla prossima pillola fashion.