Ciao a tutti e benvenuti ad una nuova puntata di ModaPuntoCom oggi parliamo di una realtà molto particolare abbiamo in collegamento telefonico con noi Barbara Guarducci di “Mending For Good” Ciao Barbara, iniziamo subito a raccontare cos’è “Mending For Good” e come nasce?
Mending For Good è un progetto che nasce da tanti anni di esperienze nel tessile nel mondo della cooperazione internazionale, nel lavoro con gli artigiani e nasce dalla consapevolezza che questo sistema va cambiato.
Quindi nasce da questa consapevolezza, da questo percorso il naming?
Sì certo perché nel mio lavoro io mi sono sempre focalizzata sulla giustizia sociale e sulla creatività come strumento per cambiare il mondo e quindi “Mending For Good” mi piaceva. Tutto il “for good”, perché vuol dire comunque rammendare un sistema per una causa buona ma anche per sempre.
Certo, infatti, mentre ci stai parlando passano un po’ delle immagini, un po’ di comunicazione che avete realizzato per questa realtà e che rappresenta anche il vostro stile nei social, nella pagina Instagram. Così anche chi ci ascolta capisce di cosa stiamo parlando. Una curiosità come nasce il vostro logo visto che facciamo comunicazione qui? Il vostro nome, molto particolare tra l’altro usa dei simboli e dei segni per rappresentare quello che ci stavi raccontando. Quindi come nasce?
Guarda è un lavoro molto bello che ha fatto il nostro grafico Francesco Cipriani e al quale io ho dato molte immagini degli imparaticci, questi vecchi book dei rammendi delle donne che sono super affascinanti e quindi io gli ho dato questa immagini e lui da lì ha preso dei punti, dei rammendi e del ricamo e li ha trasformati in elementi grafici.
Ah bello, bello, ho capito, ho capito molto particolare che poi viene ripreso un po’ in tutta la vostra filosofia comunicativa.
Sì ma perché noi vogliamo raccontare cos’è e cosa fa Mending For Good. Cerchiamo di trovare soluzioni creative, etiche per tutto quello che è l’eccesso di produzione di scarti tessili del mondo della moda attraverso la lavorazione, la trasformazione di questi prodotti fatti da cooperative sociali che si occupano di artigianato tessile e quindi diciamo un doppio livello di lavoro sulla cura del nostro pianeta e sulla cura delle persone.
A volte vengono trattati come compartimenti separati ma in realtà comunque si dovrebbe avere una visione più olistica.
Secondo noi, questo è il messaggio più importante che questa realtà vuole dare.
Voi trasformate un sistema di scarto in un sistema circolare. La tendenza che si vuole raggiungere adesso sul sistema moda per imitare un po’ la natura che non ha scarti e andare a rendere più sostenibile una filiera che oggi non è. Voi già andate a lavorare su questa problematica o sbaglio?
Certo è chiaro che noi non abbiamo soluzioni che sono legate al mondo dell’artigianato. È tutto artigianato tessile quindi diciamo che ci lavoriamo insieme a laboratori artigiani, persone che lavorano a mano e quindi diciamo che siamo consapevoli che il nostro non è un un progetto che da soluzioni al sistema.
Certo, però diciamo che corre in aiuto?
Assolutamente sì, cioè ci sono due cose parallele nella ricerca tecnologica che aiuterà questo sistema di produzione: la filiera tessile, avere meno scarti e su quello contiamo anche il lato umano il supporto il sostegno di tutto quello che è l’artigianato tessile che in questo momento rischia di scomparire quindi noi formiamo persone e abbiamo soluzioni a persone che altrimenti vivrebbero ai margini. Quindi lavorare, stare nel bello il produrre con le proprie mani, ha un valore anche affettivo però facciamo anche cose che possono stare nel mercato. Noi parliamo di cooperative sociali che dialogano col mercato della moda e del design e che lavorano a livelli molto alti.
Molto bello in senso autentico, poni in luce dei valori, degli aspetti che insomma ad oggi non erano così valorizzati. Come riuscite a comunicare tra aziende e cooperativa? Cioè com’è questo processo che vuoi attuate?
Io ho sempre fatto questo cioè io lavoro collaborando con cooperative sociali, artigianato tessile, realtà più o meno grandi e sono io che le aiuto a dialogare con il valore aggiunto. È per questo che abbiamo creato questa realtà perché mi sono detta: “guarda, questa è una cosa che serve tantissimo!” Perché comunque sono due mondi molto distanti e serve comunque un’empatia, una capacità di tradurre le idee.
Avete anche delle strategie di comunicazione? Ad esempio, mi viene in mente, nei social o comunque di promozione che vi avvicinano a queste realtà?
È un progetto nato due anni fa, lanciato pre covid quindi diciamo che ora ha diverse sfide tante diverse conversazioni aperte. Noi siamo un team, la serie è basata a Londra e ora a noi si è aggiunta anche Alessandra che ci aiuta, infatti, è un bel team di donne e con tantissima esperienza nel settore che portano tutte un valore aggiunto al progetto. Molto molto bello in fase di sviluppo anche per quanto riguarda la comunicazione. Noi abbiamo tanti contatti nel settore e quindi parliamo direttamente con i clienti, le cooperative e con tutta la filiera tessile perché fa parte del nostro mondo lavorativo però sulla comunicazione ci stiamo lavorando.
In chiusura e poi lasciamo il vostro video anche rappresentativo della vostra filosofia: cosa sarà Mending For Good domani?
Mi auguro che questo concetto, a me molto caro, della moda onesta sia la normalità. Vedo Mending For Good un’agenzia di consulenze che lavora e propone un sistema che sarà la normalità, dove si inizierà a pensare agli scarti in modo diverso, dove si inizierà ad avere un rispetto del pianeta e delle persone che diventerà la normalità.
A proposito di questa questa situazione di emergenza, avete avuto difficoltà di messa in opera del vostro artigianato in queste cooperazioni e in queste associazioni?
No, ed è una cosa molto interessante perché le cooperative artigiane con cui sto collaborando, stanno, certamente con grandi sfide, lavorando molto perché c’è una grande richiesta di piccole produzioni, cose speciali fatte a mano, elaborazioni uniche. Fortunatamente i miei progetti stanno lavorando all’interno di una navigazione a vista, dove si sono viste cambiare tante cose, dove, al momento, l’interior design è più forte della moda. Ci sono delle conversazioni aperte, delle cose che abbiamo attivato e verranno lanciate nel 2021.
Speriamo che queste nostre speranze trovino una collocazione reale. Ti ringrazio per questa bellissima intervista e per averci raccontato questa bellissima realtà. Alla prossima puntata di ModaPuntoCom.