Ciao a tutti e bentrovati a ModaPuntoCom, siamo qui nuovamente con l’architetto Gianmarco Cazzaro che è stato confermato anche questa puntata. Vi avevamo detto che probabilmente tornavamo a parlarvi di moda e architettura poiché è un ambito così vasto che non basta una nostra pillola di sapere. Oggi Gianmarco ci parla di un altro brand sempre di Luxury Fashion in realtà e di un evento che in qualche modo considera l’architettura come parte integrante e sto parlando di “Louis Vuitton 10”. Un maestoso viaggio insomma nel cuore degli scambi creativi e delle collaborazioni artistiche che hanno segnato la storia di questa Maison.
Gianmarco cosa rappresenta “Louis Vuitton 10”?
Introducendolo velocemente è una mostra tra l’altro è appena finita. È durata l’estate circa ed è una mostra fatta per onorare i 160 anni di storia della Maison, però c’è un focus particolare che è quello delle collaborazioni, di conseguenza parliamo di nuovo di contaminazione tra varie discipline. Tra le varie collaborazioni che hanno avuto anche architetti. Mi viene in mente Arata Isozaki, ma poi probabilmente anche qualcun altro. È organizzato in un edificio, in Rodeo Drive, luogo strategico che è una storia particolare. Sappiamo anche quanto è stato pagato (249 milioni per l’edificio così com’era) escludendo tutti i costi di realizzazione della mostra. È un qualcosa di provvisorio, perché tra poco diventerà un hotel.
Fonti un po’ di corridoio però dicono che insomma, diventerà un hotel sempre del gruppo, vista la posizione e visto quanto caratterizzante è quell’edificio. Come l’hanno organizzata questa mostra?
È divisa in 10 stanze, ogni stanza ha un design e un tema ben diverso dall’altra, certo ci sono di alcuni fili conduttori: colore, questi spazi molto particolari. La percezione vedendola: almeno è qualcosa! Quando si entra sembra di trovarsi in un ambiente non reale perché ha proporzioni, colori e grafie che veramente ti fanno capire una dimensione digitale.
Con le contaminazioni di stili di cui parlavi sembra quasi lo show delle contaminazioni nella moda: l’esempio emblematico.
È straripante il colore perché esce anche dall’edificio. Comunica di suo, inoltre, veramente furbissimi, hanno fatto un paio di filtri, due o tre filtri scaricabili su Instagram, dedicati solo al loro spazio che quindi aiutano a vedere sotto altri occhi i loro altrimenti.
Quindi un’ulteriore contaminazione perché se l’utente può utilizzare attraverso i social questi filtri è comunque un’ulteriore il timing nel tempo della comunicazione di questo evento e di questo edificio.
Assolutamente, infatti è stato un evento che è itinerante quindi la prima fermata è stata a Los Angeles e altre città. Diciamo è una prima fermata di un iter che lo porterà in giro per il mondo e i vertici di Louis Vuitton hanno detto che hanno scelto Los Angeles per una questione della scena artistica molto vibrante, molto viva, molto nuova evidentemente.
Poi ci sono anche dei piani legati alla disponibilità di un edificio di certo tipo perché ovviamente fare uno spazio, un evento così importante il primo step su un negozio riadattato piuttosto che su uno spazio che già avevano, dava meno importanza, invece arrivare a Los Angeles in rodeo Drive e acquistare questo edificio e subito inaugurarlo con questo tipo di evento ha dato sicuramente risalto superiore. Diciamo che Los Angeles, per la scena artistica ma evidentemente anche per una serie di altre occasioni e motivazioni come sempre un insieme di fattori per la scelta in questo caso di Los Angeles.
– Quali elementi di Louis Vuitton 10 sono iconici della filosofia del brand?
Io mi sento di dire che lo hanno fatto per i 160 anni del brand però il focus è la collaborazione e Louis Vuitton secondo me, in questo momento, sta vivendo un’era di collaborazione. Ricordiamoci, l’anno scorso, la collaborazione con Supreme. Il marchio Louis Vuitton simbolo dell’alta moda francese a livello mondiale con 160 anni di storia fa una collaborazione con Supreme Brand di skateboard americano, simbolo dello street-style. È sicuramente una mossa strategica e lo possiamo valutare dalla mossa successiva che è stata quella di prendere Virgil Abloh di Off-white come direttore creativo della parte menswear.
Virgil Abloh, mente creativa, che ha collaborato con Nike e IKEA, non esattamente maison di alto livello eppure questa collaborazione anzi questa partnership sta dando risultati importanti. È cresciuto del 15% come valore di brand. Un brand che ha già questo valore e cresce a doppia cifra è una cosa abbastanza importante ed è frutto di strategia. Quindi l’iconico qual’è’? Certo al centro c’è il monogram, c’è Louis Vuitton, c’è la sua storia, c’è heritage, però vediamo anche un chiaro percorso di evoluzione del brand verso le contaminazioni. E aver fatto i 160 anni di storia sulle collaborazioni vuol dire mettere un accento sul periodo, inaugurare un nuovo periodo nell’ambito della moda.
– Un’ultima domanda: chic o kitsch?
È genialmente kitsch. Nel senso che funziona. Un kitsch ragionato, creativo e strategico. Un nuovo kitsch.
– Chiudiamo qui anche questa rubrica dedicata all’architettura e alla moda. Ciao a tutti.